Mantovani: Melzo è in zona più densamente popolata e ampia

Mantovani

Togliere la sala parto a Melzo avrebbe messo in difficoltà un’area molto più ampia e densamente popolata e senza alternative limitrofe.

Queste le parole che riassumono il pensiero dell’assessore regionale alla sanità, Mario Mantovani, che ieri ha risposto all’interrogazione 1134 nell’ambito del Question Time in consiglio regionale. Potete vedere qui il video dell’intervento selezionando dal menù a tendina “Argomenti” la voce “IQT 1134” (che corrisponde al min. 69:42).

A noi le parole suonano come un “Voi del distretto di Cernusco, l’alternativa ce l’avete: prego, accomodatevi al S.Raffaele“.

Ma andiamo con ordine, ripercorrendo gli scambi durante l’interrogazione.

Il consigliere Antonio Saggese (Lista Maroni presidente) apre dicendo che ha saputo della riunione che nei giorni scorsi ha affrontato la questione, mettendo a confronto i sindaci coinvolti e chi sta seguendo in Regione la problematica. Prosegue sostenendo che capisce la necessità di razionalizzazione, a maggior ragione alla luce dei recenti tagli del Governo centrale alle regioni. Ma evidenzia che, nella fattispecie, attualmente la chiusura del punto nascite di Cernusco e quindi il suo accorpamento con Melzo avrebbe dovuto basarsi su un criterio principe che è quello del numero delle nascite, nel senso che si sarebbe dovuto chiudere se il numero delle nascite fosse risultato inferiore a 500, ma così sembrerebbe che non è, e quindi ci si sarebbe aspettati una scelta diversa cioè la chiusura di Melzo.L’interrogazione verte sul fatto di poter ufficializzare i criteri che sono stati adottati e le soluzioni che nel frattempo sono state individuate.

Risponde l’assessore Mantovani (FI-PDL).

Si scusa anzitutto con il consigliere Saggese ha dimenticato di informarlo dell’incontro coi sindaci, “diramato in forma così un po’ familiare”.

Passa poi al merito della questione.  Osserva che il progetto presentato dalla ASL Milano 2 è coerente con quanto previsto nello spirito e nella sostanza dall’accordo Stato-Regioni del dicembre 2010 e della delibera di RL del 2013 che indica nel miglioramento della qualità e della sicurezza dei servizi erogati il punto cardine della riorganizzazione dell’offerta del percorso nascita (dove si fissavano i criteri, tra cui il limite di 500 parti annui che Cernusco supera e Melzo no, ndr).

Il progetto, formulato in accordo con ASL e Azienda ospedaliera di Melegnano, “è fortemente proiettato alla costruzione e al mantenimento nei tempi di tali elementi caratteristici con particolare attenzione al potenziamento di tutte le attività connesse ai controlli clinici strumentali ambulatoriali durantela gravidanza”.

La scelta di mantenere l’attività di sala parto presso l’ospedale di Melzo è connessa, oltre che a questioni orografiche e di facilità di spostamento, anche alla valutazione della distanza tra i diversi presidi della zona che vede l’ospedale di Melzo al centro di un’area senza ospedali con punto nascita. Togliere la sala parto a Melzo avrebbe messo in difficoltà un’area molto più ampia e densamente popolata e senza alternative limitrofe.

A questo punto  noi ci permettiamo di far notare all’assessore che i comuni ai confini nord ed est della Martesana già ora si appoggiano ai presidi di Vimercate e di Treviglio-Caravaggio, mentre i comuni di Gorgonzola e Vignate – nella top 3 delle partorienti di Melzo – sono grossomodo equidistanti da Melzo e da Cernusco. Sulla densità di popolazione credo che sia sufficiente guardare una mappa satellitare dell’area e ricordare che dei 380.000 abitanti dell’Adda-Martesana, 190.000 abitano nella sola Cernusco e comuni confinanti (Brugherio esclusa).

Prosegue Mantovani: nella riorganizzazione si mantengono presso l’ospedale di Cernusco, anzi sono ampliati, tutti i servizi ambulatoriali ed i controlli strumentali dedicati ad un atento monitoraggio della gravidanza prima e del puerperio poi. La scelta di riorganizzare i servizi con mantenimento del punto nascita presso Melzo è stato enormemente facilitato dalla presenza tra i due ospedali di un unico primariato di Ostetricia e di Pediatria. La distanza di pochi chilometri  tra i due presidi inoltre ha consentito e sempre di più consentirà frequenti scambi professionali con modesto impegno personale – non si può parlare quindi di ricollocamento del personale perchè tra i 2 presidi vi è un’unica direzione primariale.

Interveniamo ancora una volta per chiarire: prima si dice che chiudere Melzo priverebbe una zona “ampia e densamente popolata” di un presidio senza alternative, poi però di dice che in realtà l’ospedale di Cernusco si trova a pochi chilometri.

Ma lasciamo concludere l’assessore: il minor tasso di fuga dell’ospedale di Melzo, la localizzazzione al centro di un’area senza altri ospedali intorno, l’opportunità di miglioramento dell’offerta assistenziale derivante da un proficuo e utile scambio di professionalità coi medici del presidio di Cernusco rendono la scelta di mantenere la sala parto presso l’ospedale di Melzo proiettata ad uno sviluppo futuro significativo dell’offerta di servizi per madre e bambino nell’ottica della sicurezza, della qualità, dell’efficacia, e dell’efficienza.

E finalmente affronta la questione dei numeri, dicendo che:

Nel corso del 2013 sono nati all’ospedale Uboldo di Cernusco 566 neonati, con una proiezione per il 2014 di 538.
Nel corso del 2013 sono nati all’ospedale S. Maria delle Stelle di Melzo 407 neonati, con una proiezione per il 2014 di 400.
Per opera della riorganizzazione e del potenziamento dell’offerta si conta di incrementare il numero dei parti sino al raggiungimento di una quota adeguata.

Mantovani non dice qual è questa “soglia adeguata” che “si conta” di raggiungere. Glielo diciamo noi quale dovrà essere entro due anni? 1000 parti annui. Fantascienza.

Riguardo alla questione occupazionale dice invece che:

il personale dipendente dell’Azienda ospedaliera di Melegnano verrà ricollocato nell’ambito delle attività della stessa Azienda ospedaliera.

Concluso l’intervento, la parola torna a Saggese che risponde: auspico che ci possa essere un coinvolglimeto dei sindaci in modo tale che siano loro a suggerire la soluzione ottimale. Ritengo che la chiusura di Cernusco di fatto non determinerà un aumento delle nascite a Melzo ma che probabilmente si preferiranno strutture come il San Raffaele.

Nulla di fatto dunque. Le motivazioni ufficiali sono quelle – opinabilissime – che già erano trapelate nelle scorse settimane. L’incontro coi sindaci e l’accordo di cui si era parlato nei giorni scorsi è stato liquidato da Mantovani con due parole. Ma attendiamo i commenti che certamente seguiranno e gli sviluppi dei prossimi giorni.

Certo, quanto abbiamo sentito non ci lascia per nulla tranquilli sulla volontà della Regione di tornare sui propri passi, e invitiamo pertanto la politica, i cittadini, il personale dell’Uboldo e tutti i soggetti interessati a continuare questa battaglia con più forza e intensità, perché la data di chiusura del 1° gennaio resta valida e si avvicina rapidamente.


Fonte: Mediateca Consiglio Regione Lombardia
Ringrazio Chiara, che mi ha aiutato nella redazione di questo articolo.

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