Un Uboldo potenziato e più accessibile nel nuovo assetto dell’Asst

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Venerdì 23 settembre a Cernusco sul Naviglio, presso la Filanda di via Pietro da Cernusco, si è tenuto un incontro pubblico per chiarire alla cittadinanza quale ruolo l’Ospedale A. Uboldo avrà all’interno del nuovo disegno dell’Asst (ex Ao) Melegnano-Martesana.

Anzi, per prima cosa chiarire che l’ospedale avrà un ruolo. Perché dopo la chiusura del reparto Maternità, la preoccupazione di molti cittadini e dipendenti era che il futuro del presidio fosse segnato. Non sarà così.


L’incontro, a cui hanno assistito un centinaio di persone, noi compresi, ha visto la presenza, oltre che del sindaco cernuschese Eugenio Comincini, del direttore generale dell’Asst dott. Mario Alparone, insieme a medici e tecnici dell’azienda e della struttura di Cernusco.

Alparone, in azienda dallo scorso dicembre, ha illustrato con entusiamo un progetto di riorganizzazione che parte dalla riforma sanitaria lombarda approvata alcuni mesi fa, che trasforma le aziende ospedaliere in aziende sanitarie territoriali, e pone dunque al centro il legame col territorio. Proprio il territorio dell’Adda-Martesana, innervato di collegamenti (con arterie stradali, ferrovie, la metropolitana milanese) si presta ad una struttura a rete, in cui i presidi esistenti si vanno a specializzare.

Non più “tutto ovunque” ma poli specializzati, in modo da avere ciascuno meno specialità offerte ma di alto livello e con ampia disponibilità in termini di orari e servizi. Per quanto riguarda la Martesana, i due ospedali, di eguale importanza, resteranno quelli di Melzo e di Cernusco. Il presidio di Vaprio (per cui sono stati stanziati 3 milioni per la ristrutturazione) diverrà un centro a bassa intensità per il trattamento di malati cronici e fragili, Gorgonzola (da cui oncologia e hospice verranno spostati tra Cernusco e Melzo) diventerà un PreSST (presidio socio-sanitario territoriale) con servizi ambulatoriali senza degenza, mentre Cassano diventerà un centro potenziato dedicato alla riabilitazione.
 

 

Lo scopo di tutto questo, al di là della miglior gestione delle risorse, è uno: contrastare il fenomeno della fuga dell’utenza verso strutture esterne all’Asst. La questione non riguarda solo il punto nascita, dunque, ma tutte le specialità. Circa il 70% dei pazienti residenti sul territorio dell’Asst oggi si cura in strutture esterne. Nel caso della Maternità abbiamo visto come la scelta di privilegiare Melzo abbia in realtà aumentato il tasso di fuga, dato che i parti in strutture del territorio sono calati (dai 900 di Cernusco+Melzo nel 2014 ai 600 di Melzo nel 2015), speriamo che le strategie messe in campo oggi saranno più efficaci.

La sfida vera, prosegue Alparone, è quella riuscire a servire bene i pazienti cronici (per varie patologie tra cui quelle cardiache, il diabete, e così via), che rappresentano oltre la metà della popolazione ultra-cinquantasettenne e i pazienti fragili (dove per fragilità si intendono ad esempio le patologie da dipendenza).

Ma il tema forse centrale dell’incontro è stato il trasferimento dell’Oncologia a Cernusco e delle cure palliative/hospice al Santa Maria delle Stelle di Melzo. La decisione aveva provocato forti proteste da parte di movimenti politici e singoli, contro lo “smembramento”. C’è chi aveva parlato di un “contentino” dato a Cernusco dopo lo “scippo” del punto nascita. Alparone tiene a sottolineare più volte le ragioni squisitamente cliniche della scelta, a lungo ragionata e ponderata.

La scelta, spiegata con il supporto dell’oncologo dott. Andrea De Monte, è motivata dal fatto che l’approccio al trattamento dei pazienti oncologici è sempre più pluridisciplinare, con équipe composte da specialisti di diverse discipline, e tra queste la cardiologia è fondamentale. La cardioncologia si sta sempre più sviluppando, e proprio il punto di forza che l’Uboldo ha in questa disciplina è stato il fattore che ha determinato la scelta di trasferire lì i 20 posti (19 di degenza ordinaria + 1 di day hospital) dal Serbelloni di Gorgonzola.

Al momento delle domande finali, una paziente dell’oncologia di Gorgonzola ha chiesto se sarà possibile in futuro usufruire anche presso l’ospedale di Melzo di alcuni servizi, come ad esempio il lavaggio del catere, dato che comunque sarà presente un oncologo presso l’hospice. Le risposte da parte dei medici e del dirigente sono state di apertura. L’altra perplessità manifestata dalla paziente, e da una rappresentate del terzo settore presente in sala, ha riguardato i problemi di tipo logistico e di parcheggio dell’ospedale Uboldo, costruito a ridosso della ZTL cittadina e purtroppo mai trasferito né fornito di un grosso parcheggio di prossimità.

Pur sottolineando la sua personale opinione che si debba preferire l’aspetto clinico e medico a quello logistico (pensare alla salute prima del parcheggio), il dott. Alparone ha richiamato le parole del sindaco Comincini in apertura di serata. C’è un dialogo in corso tra l’amministrazione comunale e l’Asst per prendere importanti decisioni che miglioreranno questo aspetto. Il Comune si impegnerà a studiare tariffe di parcheggio fortemente agevolate per pazienti e accompagnatori del nuovo reparto di oncologia, mentre richiede all’Asst la cessione di alcune porzioni di terreno di sua proprietà per effettuare dei lavori. In particolare l’idea sarebbe quella di arretrare la cancellata dell’ospedale in modo da poter allargare la sede stradale della via Uboldo e migliorare i parcheggi. Inoltre la cessione dell’attuale sede della Croce Bianca – che si sposterà a breve in una sede di proprietà – permetterebbe al comune di realizzare lì un parcheggio, proprio di fronte all’ospedale.

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Altri importanti lavori stanno già interessando e interesseranno nei prossimi mesi la struttura. La villa Uboldo, nucleo originario dell’ospedale – divenuto tale nel lontano 1869 – è sotto restauro, e la sua corte interna diventerà l’ingresso principale e la sede del nuovo cup. Lavori anche per la palazzina più recente (a sinistra dell’ingresso della villa) e il monoblocco operatorio (l’edificio anni ’50 a destra della villa) dove sono già pronti i locali che ospiteranno l’oncologia.

Tramonta definitivamente l’ipotesi di un ospedale unico della Martesana, evocata dalla domanda di uno dei presenti, ipotesi che Alparone ritiene “superata dalla riforma”. Non un unico grosso ospedale ma una nuova organizzazione di quelli esistenti, una sorta di ospedale distribuito che permetta di gestire le urgenze il più vicino possibile ma anche di offrire specializzazioni di alto livello per non costringere i malati cronici e fragili a curarsi altrove.

Un incontro a nostro parere incoraggiante, dove si è visto entusiasmo e progettualità. Speriamo che le proposte si concretizzino, e invitiamo la nuova Direzione dell’Asst a valutare attentamente i risultati del punto nascita di Melzo, in modo da poter offrire per tempo tutti i miglioramenti in termini di servizi che portino finalmente a un incremento del numero dei parti verso al traguardo delle 1000 nascite annue fissato nel 2010 dal Ministero e che a breve potrebbe imporre nuove chiusure in tutta Italia.

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